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PLAYING ART

   

FILOSOFIA

La scelta di questa denominazione indica, unitamente alla sua naturale propensione al dinamismo e all’idea di interazione, le intenzioni di portare la musica in primo piano nell’universo delle arti visive e di ricavare dall’aspetto ludico la possibilità di ridurre il divario di fondo tra artista e utente per la condivisione di un’opera.
Il termine Playing deriva dal verbo di lingua inglese to play: suonare, giocare.
Playing è suonare uno strumento musicale, verso un risultato, che pur essendo prevedibile non è mai certo ma in continua evoluzione.
Playing è l’atto piacevole del giocare liberamente e dunque del divertirsi.
Ma Playing è anche esecuzione.
Con To Play ci si riferisce a qualcosa di dinamico, in movimento, in trasformazione e al contempo condivisibile. Il suo significato suggerisce azioni libere di manifestarsi in qualunque tempo e luogo.

Il movimento, non come rappresentazione ma come entità fisica, è il vero limite della pittura.
La dimensione nuova nelle opere appartenenti alla Playing Art si rivela per virtù della simultanea rappresentazione delle tre dimensioni tradizionali e della realtà in divenire. Si vuole modificare la modalità di percezione emotiva dell’opera pittorica, passando dall’emozione “statica” a quella “dinamica”; le nostre emozioni devono rapportarsi non solo a quello che può essere e raffigura il dipinto, ma anche all’intervento stesso sull’opera e alle sue nuove rappresentazioni, versioni e sviluppi.
Opere diverse che nascono tutte da un’unica opera primigenia ideata dall’artista e dalla mobilità degli elementi che la compongono. Ogni nuova opera si crea in virtù di un'azione, di un movimento delle parti che la costituiscono. Essa resterà tale, forse per sempre, sino a quando non seguirà un nuovo intervento.
L’opera nel suo essere unica perde la sua staticità in favore di un reale dinamismo che la rende infinita nelle sue configurazioni e nel suo essere.
Tutti gli ingredienti del quadro sono elementi così reali che il risultato non può essere un'ipotesi, ma bensì vero, empirico. In essa convergono le tre dimensioni più la staticità e il movimento.

Attraverso la Playing Art, l’opera, sino ad oggi quasi intoccabile ed austera, si pone umilmente nelle mani di chiunque volesse, anche per gioco, elevarsi ad essere artista, o contribuire a sviluppare un’opera d’arte in continua evoluzione.
Se il singolo non ingloba nel suo stesso sistema individuale l’idea dinamica dell'azione, è costretto ad essere relegato alla funzione di solo spettatore lasciando la scena in mano ad altri.
Chi ama l'arte è sempre sulla linea di confine tra essere o non essere artista. A volte questa linea ideologica può essere varcata semplicemente con l'audacia o la "follia".
E' proprio il coraggio la chiave per affrontare questo fantastico mondo della creazione ed essere dunque il fautore delle proprie emozioni.
Con la Playing Art e le sue intrinseche proprietà giocose si vuole dare la possibilità di abbattere questo muro invalicabile se non per i pochi eletti, e donare quell’ardimento che non è più tale, in quanto ora l'opera pittorica non si presenta più come oggetto da ammirare, sfiorare e venerare, ma come stimolante prova tangibile della propria, se pur piccola, vocazione artistica.
La Playing Art è dunque anche concetto di condivisione. Si avvia un processo di interazione, di collaborazione, di attività multidisciplinare. Oggi l'opera d'arte non può più essere solo il frutto del singolo compositore chiuso nella sua torre d'avorio, ma deve essere comunitaria, aperta a tutti coloro che vogliano avvicinarsi ad essa, ancor meglio se si presenta sotto forma di gioco: un “gioco d’arte”.
E’ nel nostro essere bambini che si nasconde la nostra forza, la nostra creatività, la nostra libertà.
L'adulto non è il creatore geniale, piuttosto il modesto demiurgo dai limitati poteri che può plasmare, attraverso le conoscenze acquisite, la fantasia pura che giace nell’io bambino, vera essenza di libertà; libertà di scegliere se intervenire, se essere un semplice osservatore o essere artista, se ascoltare la musica o essere musicista, se essere l’occhio che riceve le emozioni anziché essere la mano che le generi, di modificare il presente dell’opera di cui si è in questo momento un solo e semplice spettatore, per diventarne l’attore, di credere nel proprio linguaggio e recitare la propria parte.

Il termine playing, per il suo significo etimologico, è associato alla promozione di un atteggiamento positivo nei confronti della vita, quasi sinonimo di “gioia”. E’ negli aspetti più istintivi della natura umana ritrovare questa “gioia” attraverso il suono e il segno. Sia la musica che la pittura hanno in comune elementi essenziali quali il ritmo, l’armonia, la sintesi e la comunicazione. Si vuole creare così un connubio sempre più forte di quello già prospettato in passato tra queste due forme d’arte, fino al punto che deve essere manifesta la potenzialità del quadro di rievocare musica o anche di poterla riprodurre fisicamente. Siamo dunque dinanzi ad opere pittorico-musicali, che non vanno solo guardate e ascoltate, ma soprattutto toccate e suonate.
In questa concezione dell’opera l’utente-fruitore diventa musicista in grado di eseguire la propria “melodia” su fondo armonico dato dall’artista. Non una ed una sola, ma infinite melodie sulla stessa base musicale. Un’arte nuova e “democratica” nella quale note musicali e colori, si uniscono nel tentativo di penetrare gli animi e stimolare nuovo sentire, nuova consapevolezza d’essere e colmare quel vuoto che tutti abbiamo dentro.

Fabrizio Trotta


MANIFESTO


1) Musica, Gioco, Dinamicità, possibilità di Intervento del fruitore sono le chiavi della nuova arte.
2) La Playing Art non è installazione ma pura opera pittorica.
3) Non si vuole cambiare il sistema dell’arte contemporanea, ma bensì arricchirlo, dando vita a quell’arte pittorica che sino oggi è stata considerata statica, in favore di un reale dinamismo.
4) Si vuole presentare un’arte democratica attraverso la quale l’utente può elevarsi ad essere artista.
5) Nelle opere bisogna dare spazio e valore estetico all’intervento creativo altrui, quale sua manifestazione emozionale.
6) Si è scelta la definizione “Playing” perché nel suo significato coesistono gli elementi fondamentali di questa nuova arte: musica, gioco ed esecuzione.
7) Si vuole regalare all’opera il dono di essere infinita pur mantenendo la sua unicità, collocandola in un universo di possibilità di sviluppo legate all’intervento.
8) Tutto ciò che l’opera rappresenterà, non è mai definitivo, ma una composizione transitoria, una fase, un momento.
9) L’artista sarà il creatore di un’opera che rappresenterà la matrice per lo sviluppo di sue infinite versioni contenute in sé e nelle sue possibilità di esserlo.
10) Il mondo è pieno di sonorità aspre e di rumori inutili. La musica come l’arte è uno dei modi per coltivare la nostra umanità e arrivare al cuore.
11) L’arte non può sottrarsi dal compito di produrre giovamento al logorio e all’alienazione della vita post-moderna. L’opera, attraverso il suo aspetto ludico, la possibilità di intervento e il suo stesso risultato, deve anche agire catarticamente sulla nostra sfera psicologica ed emozionale.
12) Playing Playing Playing!!!

Fabrizio Trotta